Genitori efficaci, articolo dello psicologo Napoli Diego De Luca

Il metodo Gordon, per l’educazione genitoriale

E’ un metodo psicologico che ha come finalità quella di far diventare la famiglia uno spazio creativo e democratico.

Per ottenere questo le pratiche educative devono essere basate sul rispetto, l’ascolto e la collaborazione nella soluzione dei conflitti famigliari.

  • Imparare a decodificare il comportamento non verbale del bambino per determinare cosa lo disturba. Se ad esempio il bambino piange, il genitore deve rispondere empaticamente, con altri segnali non verbali. (Gordon sostiene che è questa sorta di ascolto attivo che può far decidere alla mamma quando e come svezzare il figlio, non le varie teorie relative alle varie ricerche sull’età evolutiva che vorrebbero fissare dei paletti sulle regole, sulle metodologie, sulle età in cui è bene fare questo o quello);
  • Aiutare il bambino molto piccolo a sviluppare gradualmente le proprie risorse necessarie per superare la dipendenza dai genitori e per migliorare le capacità di risolvere i propri problemi autonomamente;
  • Rimanere autentici nei confronti dei figli, non convincersi che interpretare il ruolo di genitore significhi rinunciare alla propria umanità; non temere di mostrare i propri sentimenti e le proprie emozioni;
  • Rispettare la personalità dei figli per quella che è. Sentendosi accettati i figli potranno anche prendere in considerazione l’eventualità di un cambiamento, mentre il sentirsi non accettati porta solo ad una maggiore distanza. Questa accettazione può essere esternata con il linguaggio verbale, con i gesti, con l’ascolto, attivo e passivo;

Ed ancora:

Nel metodo Gordon è importante comunicare con i figli evitando le ‘Dodici risposte tipiche’: dare ordini, minacciare, fare prediche, consigliare, insegnare, giudicare, elogiare, ridicolizzare, interpretare, rassicurare, inquisire, minimizzare. Questo genere di messaggi comunicano al figlio che i suoi sentimenti o i suoi bisogni non sono considerati importanti; il non sentirsi accettato, il temere il potere del genitore, possono provocare in lui sentimenti di risentimento o rabbia che potrebbero portarlo a reagire in modo ostile, cercando in tutti i modi di resistere alla volontà dei genitori.

Quando si è tentati di rispondere utilizzando una ‘risposta tipica’, Gordon consiglia di fare questo esercizio: immedesimarsi empaticamente nell’altro e chiedersi: come mi sentirei se volessi esprimere un’idea, un’emozione, un sentimento e l’altro mi rispondesse con un ordine, una minaccia, una predica, un consiglio ecc.?
Molta importanza, nella metodologia di Gordon, viene data all’ascolto in un clima di empatica accettazione.

Tra i vari tipi di ascolto:

L’ascolto passivo, nel quale ci si astiene dal parlare, non senza comunicare all’altro il piacere di ascoltare quanto egli sta dicendo: lo si può fare con un sorriso, con uno sguardo, ecc.

Questo consente al figlio di esprimere le sue sensazioni, le sue emozioni in un clima di accettazione, che predispone alla crescita e al cambiamento Un altro tipo di ascolto è associato a frasi-invito, del tipo: “capisco”, “davvero?”, “ma guarda …”. Nella comunicazione questi sono come dei segnali di via libera, che invitano a parlare, a raccontare.

Il piacere di ascoltare può essere anche espresso in modo verbale, con un ‘raccontami come è andata’, ‘parla pure, ti sto ascoltando’, ‘dimmi cosa pensi di questa cosa’, ecc. E’ un modo un po’ più direttivo, ma comunque esprime rispetto e considerazione.

E’ una modalità empatica di entrare in relazione, come se si volesse entrare in contatto con le idee e le sensazioni dell’altro. Se un ragazzo si sente libero di esprimersi (e non giudicato, rimproverato, consigliato, minacciato e via dicendo) riesce a parlare di sé, dei suoi errori, cerca di capirne le cause ed a volte trova anche le soluzioni.

L’ascolto attivo invece, un po’ come lo intende anche Rogers, è quello di cercare di comprendere quello che l’altro, in questo caso il figlio, ci sta dicendo, per poi riformulare il pensiero con parole proprie per cercare un feedback sul proprio livello di comprensione dell’argomento con gli stessi sentimenti con i quali è stato espresso dal parlante.

Una modalità di conversazione con i figli basata sull’ascolto attivo li aiuta a prendere coscienza dei loro sentimenti, a temere molto meno le emozioni negative. Il figlio viene anche reso più attento e ricettivo rispetto alle opinioni dei genitori, in una sorta di scambio empatico.

Dr. Diego de Luca Psicologo e psicoterapeuta dell’Associazione Vedanta.

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